Consenso Informato, DAT e Testamento Biologico: Considerazioni attuali

Articolo di Renata Rusca Zargar, 20 Aprile 2017 (Titolo Originale “Migranti per Moorire”)

I riflettori dei mass media si sono accesi di nuovo sul problema DAT (disposizioni anticipate di trattamento, comunemente chiamato testamento biologico), eutanasia attiva, passiva, suicidio assistito. Sembra di essere tornati ai tempi di Eluana o Welby che tanto hanno colpito l’opinione pubblica.

Noi non siamo un Paese facile: quando si tocca un argomento sensibile come i diritti civili, si torna ai Guelfi e Ghibellini (o, in mancanza, persino Guelfi Bianchi e Guelfi neri).

Eppure, sembra che, a parole, almeno sul testamento biologico siano tutti d’accordo. Praticamente, si tratta di esprimere, quando si è in pieno possesso delle proprie facoltà, i propri desideri riguardo le cure che ci potrebbero essere propinate quando non saremo più consapevoli – e spesso si tratta di accanimento terapeutico. Basta garantire alla persona anche il diritto di cambiare idea e di poter nominare un “amministratore di sostegno” per quello che riguarda i trattamenti sanitari, in particolare alimentazione e idratazione forzata.

I casi dei quali si è discusso

I casi dei quali si è discusso, invece, sono, ognuno di loro, diversi e particolari.

Eluana era in SVP (stato vegetativo permanente), praticamente aveva, da molti anni, la vita irreversibile di una pianta. Più volte aveva espresso, in passato, a parenti e amici, che non avrebbe mai voluto essere tenuta in vita in condizioni simili, così che, infine, i giudici le hanno permesso di chiudere un processo fisico indesiderato.

Welby aveva una distrofia muscolare gravissima che, nel tempo, gli ha tolto tutto, tranne la coscienza. Le macchine, con i loro tubi per respirare e per alimentarsi, gli causavano anche ulcere, infezioni, e altro dolore. Per anni, Welby aveva combattuto la malattia e affrontato forme di vita sempre più difficili, ma ormai non gli era rimasto più nulla.

Così come a Dj Fabo, tetraplegico e cieco, immobile, che ha scelto liberamente che sia meglio affrontare la “dolce morte”, una morte, cioè, senza sofferenza, che viene come un dolce sonno.

Su questi argomenti, naturalmente, ognuno ha la sua opinione.

Cosa si è fatto in parlamento su consenso informato, DAT e testamento biologico

Non è vero, però, che in Parlamento non si sia fatto niente. Nel 2009, il Senato ha discusso e anche approvato il Disegno di Legge (iniziativa di Ignazio Marino del 2008) chiamato Calabrò, dal suo relatore, Raffaele Calabrò. Il problema è che, dopo essere stato approvato dal senato nel 2009, è passato alla Camera (doppio iter legislativo, bicameralismo perfetto) dove è stato approvato, con modificazioni, nel 2011. Essendoci, appunto, delle modificazioni, è tornato al Senato per una successiva approvazione.  Le Associazioni che si occupano dei diritti del fine vita avevano affermato che il disegno di legge era stato, a quel punto, talmente snaturato che, forse, era meglio che non fosse mai approvato. Ma, nel mentre, è finita la legislatura.

Le proposte, negli anni, sono state moltissime, sia per le DAT (Disposizioni anticipate di trattamento) che per l’eutanasia e, in verità, hanno fatto poco cammino.

La più rilevante è il disegno di legge “Disposizioni in materia di consenso informato, di disposizioni anticipate di trattamento e di testamento biologico”, presentato l’8 luglio 2016, firmatari Silvia Giordano e altri, relatrice Donata Lenzi, che si basa sulla proposta di legge di iniziativa popolare presentata nel 2013 dall’Associazione Luca Coscioni, UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti) e su quella del senatore Luigi Manconi.  In effetti, un testo base è stato definito il 7 dicembre 2016 dalla Commissione Affari Sociali della Camera. Avrebbe dovuto essere discusso in aula, alla Camera, alla fine di gennaio, poi rimandato, ora, finalmente, è in via di approvazione anche se, come ben sappiamo, nulla ha a che vedere con il suicidio assistito praticato in Svizzera.

I mass media presentano il tutto come una legge certa e spiegano, punto per punto, come sarà.

Approvato alla Camera, però, il disegno di legge dovrà andare al Senato. Qualora il Senato facesse una anche piccola modifica, dovrebbe tornare ancora alla Camera.

In questo panorama italiano, con un PD frantumato (i cui membri sono autori, tra l’altro, della maggior parte delle proposte), una sinistra in via di polverizzazione, elezioni alle porte, si troverà la motivazione (qui il populismo non spinge perché non è un soggetto su cui sollecitare il ventre molle cittadino e guadagnare voti) per approvare definitivamente la legge? Quanto tempo ci resta, si chiederebbe qualcuno.

Non siamo stati capaci di eliminare il bicameralismo perfetto, stiamo tornando al sistema proporzionale della I Repubblica, alle larghe intese dove si è tutti insieme per non essere mai d’accordo su nulla.

Oggi come oggi, bene hanno fatto DJ Fabo, Davide Trentini e molti altri a emigrare in Svizzera.